Appello per il testamento biologico


Una battaglia di civiltà. Mi sento di commentare così la notizia pubblicata su la Repubblica dell’appello "Io non costringo, curo" lanciato da medici e operatori sanitari per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l'accanimento terapeutico, che vede tra i primi firmatari anche l'oncologo Umberto Veronesi, il chirurgo e senatore Pd Ignazio Marino e l'anestesista Amato De Monte. L'iniziativa vuole aprire un dibattito sull'etica e sulla libertà di scelta dei pazienti. Leggiamo un po’ tra l'appello. I medici "non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero"; "non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell'individuo sulle terapie da effettuare". Accanto all’appello non dimentichiamo che il 21 febbraio approderà alla Camera dei deputati il disegno di legge sul biotestamento. Credo sia inquietante costringere i medici ad un accanimento terapeutico senza senso, a fare qualcosa contro la volontà del paziente, soprattutto quando non è più in grado di decidere, perché divenuto incapace o incosciente, perché come ha giustamente detto Ignazio Marino "la perdita di coscienza equivarrebbe in questo caso a una perdita dei diritti”. Riprendiamoci allora la nostra libertà di decidere.

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