Bollette, scontrini e ricevute: per quanti anni tenerle?


Alzi la mano chi di noi, di fronte alla montagna di ricevute, bollette e scontrini fiscali non ha saputo decidere se conservare tutto per anni, col rischio magari di ingolfare i cassetti di casa, oppure fare piazza pulita di “inutili cartacce”, sicuri che comunque vada si è già fatto il proprio dovere di cittadino integerrimo? In realtà, accanto a questo dilemma, c’è un’altra alternativa: conoscere bene i tempi utili entro i quali conservare bollette, tasse e ricevute, soprattutto ora che ci accingiamo ad archiviare il vecchio anno, per inaugurarne uno nuovo. È questo il momento più utile per sistemare al meglio le “carte”, evitando così di venirne “soffocati” dopo e, soprattutto, di pagare due volte la stessa contravvenzione o scongiurare l'arrivo di una “cartella pazza”. In linea generale dobbiamo aspettare almeno cinque anni prima di cestinare una multa ed altrettanti prima di riservare lo stesso radicale trattamento a quelle bollette o ricevute che, ammassate in tanti fascicoli dentro un mobile dello studio, possono dimostrare l'avvenuto pagamento della luce, del telefono o di una tassa. Ma andiamo con ordine, anche perché in alcuni casi non è semplice applicare questa semplice regoletta dei cinque anni, soprattutto in campo fiscale, dove spesso ci si confronta con termini diversi per i diversi tributi. Così, in caso di dichiarazione dei redditi, l’omessa presentazione della dichiarazione o la presentazione di una dichiarazione nulla, espone il contribuente a sicuro accertamento da parte dei funzionari dell’agenzia delle entrate. Ma non allarmatevi, perché l'avviso di accertamento può essere notificato solo fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata. Vi siete persi? È semplice, basta un esempio: per le dichiarazioni relative all'anno 2008 i termini per l'accertamento scadranno il 31 dicembre 2013. E così per tutto quest’arco di tempo è bene tenere conservata nel cassetto della scrivania tutta la relativa documentazione, in modo da potere dimostrare al fisco la vostra buona fede. Particolare attenzione poi bisogna porre per  le cartelle di pagamento, perché sono diversi i termini di scadenza. L'agente della riscossione, infatti, notifica la cartella al debitore iscritto a ruolo (o al coobbligato nei confronti dei quali procede), a pena di decadenza, entro il 31 dicembre:
• del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o a quello di scadenza del versamento dell'unica o ultima rata, se il termine per il versamento delle somme risultanti dalla dichiarazione scade oltre il 31 dicembre dell'anno in cui la dichiarazione è presentata;
• del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, per le somme che sono dovute a seguito dell'attività di controllo formale;
• del secondo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo, per le somme dovute in base agli accertamenti dell'ufficio.
Se poi vantate un credito tributario, beati voi, qui si applica la prescrizione ordinaria decennale dalla data di iscrizione a ruolo. In pratica, mentre lo Stato a dieci anni di tempo per rimborsarvi il dovuto, esso pretende subito entro cinque anni il pagamento delle tasse e delle imposte.
Cambiando argomento, possiamo dire che le ricevute dei pagamenti delle contravvenzioni stradali vanno conservate per cinque anni, perché - spiega la sentenza n. 5828 del 2005 della Corte di cassazione - è questo il tempo necessario perché cadano in prescrizione i crediti per le sanzioni inflitte in base al codice della strada.
Infine è utile ricordare che ci sono documenti che, pur non soggetti a obbligo di conservazione, è comunque bene tenere nel cassetto sotto chiave, perché non si sa mai. È il caso del libretto di lavoro e delle lettere di assunzione, di licenziamento o di dimissioni; delle buste paga e degli atti di matrimonio, di separazione e di divorzio; dei contratti di affitto e degli atti notarili di compravendita; delle visure catastali dei terreni e dei fabbricati e dei contributi previdenziali Inps o delle casse di previdenza professionali; delle sentenze e degli esami medici.
In ogni caso, al di là dei tempi tecnici previsti dalla legge, non fatevi prendere dal panico ed andare fuori di testa o dall’ansia di conservare tutto, anche la carta… del pane. Basta solo il buon senso ed un pizzico di acume, per capire se quel determinato documento potrebbe in futuro servirvi oppure no.  

Pubblicato su il Mercatino - gennaio 2011

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