Fiat: e ora?

Termini Imerese. E ora? Se lo chiedono in molti, dopo che il 15 febbraio è stato firmato al ministero dello sviluppo economico da governo, Fiat ed enti locali siciliani il contratto di programma per la riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, che dovrebbe chiudere a dicembre. Apposte le sigle in calce all’importate documento, posate le biro e spente le luci, adesso ci si domanda cosa accadrà, quale sarà la sorte della fabbrica siciliana, che dalla fine degli anni ’60 ha rappresentato un fiore all’occhiello per lo sviluppo economico isolano in genere e termitano in particolare. L'accordo prevede un investimento complessivo di circa un miliardo di euro (100 milioni stanziati dal governo, 350 dalla regione, il resto dai privati) e dovrebbe essere operativo entro 36 mesi. La cessione degli impianti da parte della Fiat a costo zero è subordinata alla ricollocazione integrale dell'occupazione entro il 2012, con in più la creazione di 3300 nuovi posti di lavoro a regime (oggi a Termini lavorano circa 1600 persone, oltre le 600 unità dell'indotto). Nel periodo di transizione e fino a quando i nuovi insediamenti non saranno operativi, i lavoratori dovrebbero essere coperti dalla cassa integrazione straordinaria. Ma chi verrà al posto della casa automobilistica torinese, già pronta con le valige in mano ad abbandonare la Sicilia? Da una lista iniziale di 31 potenziali candidati disponibili a rilevare il sito termitano, vagliata da Invitalia, si è alla fine giunti ad appena sette probabili investitori, che potranno utilizzare l'infrastruttura a partire dal primo gennaio 2012. Si tratta di De Tomaso, del progetto Sunny Car, di Ciccolella, di Med-studios, di Lima Group, di New Coop e di Biogen Termini Imerese. Nel “mazzo” c’era pure un’ottava, grossa offerta, che per il momento è rimasta esclusa perché arrivata fuori tempo massimo: quella della casa automobilistica molisana Dr Motor Company. L’idea era quella di rilevare l'intero sito, mantenendo lo stesso assetto produttivo della Fiat: lastratura, verniciatura e assemblaggio, per produrre così 60mila auto l'anno per quattro diversi modelli (oltre a Dr 1, 2 e 5 si prevede infatti una nuova vettura).
Ma chi sono le “sette sorelle” selezionate per accaparrarsi lo stabilimento ormai ex Fiat? Vediamole insieme un po’ più da vicino.
De Tomaso. E’ la capofila nella lista delle sette aziende che dovrebbero salvare lo stabilimento Fiat. Prestigioso marchio automobilistico sportivo, acquistato nel 2009 dall'imprenditoretorinese Gian Mario Rossignolo dopo il tracollo finanziario. E dopo la crisi la produzione di auto dovrebbe ripartire proprio quest’anno nello stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, alla periferia torinese, da dove si prevede usciranno a regime ottomila vetture prestigiose, tra suv, limousine e coupé. Finora è stata presentata al pubblico solo la SLC, una berlina di lusso che dovrebbe essere messa in vendita con prezzi a partire da 85mila euro. L'obiettivo di Rossignolo è quello di costruire a Termini due nuove vetture di lusso, che si andrebbero ad aggiungere alle tre già previste nel piano aziendale. Si tratterebbe di un mini suv e di una citycar, che andrebbero a competere con la Bmw X1 e la Mini, per un totale di 35mila pezzi l’anno, secondo le prospettive più entusiastiche. In ogni caso la rinascita di Termini è legata ad una azienda che ancora non c’è e che finora ha speso in attesa di produrre, ma che di certo non si imbarcherà nel progetto siciliano senza solide garanzie.
Sunny Car. Finora è solo di un’idea, bella ed interessante quanto vogliamo, ma soltanto un’idea utopistica. È un progetto ancora allo stadio embrionale per fare muovere la Sicilia grazie al sole di cui gode in abbondanza, trasformandola quindi in un innovativo laboratorio sulla mobilità. L'idea è venuta alla Cape Regione Siciliana, un fondo d'investimento chiuso con capitale diviso tra la stessa Cape, che ne possiede il 51 per cento, e la Regione Siciliana, che contribuisce per la restante quota. Al fondo partecipano anche altre realtà, tra cui Unicredit, Natixis Private Equity International e Competitiveness and Innovation Framework Programme. Di produttivo finora niente, solo bei progetti. Secondo l'ideatore e finanziere siciliano Simone Cimino, che per questo ha pure firmato intese commerciali con l’indiana Reva Electric Car Company, una società di  produzione e commercializzazione di auto elettriche, il progetto prevede la produzione e vendita di veicoli alimentati ad energia pulita, nonché l'allestimento di una fitta rete di stazioni di ricarica distribuite sull'intera regione (si parla di 2000 siti a regime), muniti di pannelli fotovoltaici per la raccolta dell'energia proveniente dal sole. E Termini Imerese potrebbe rappresentare proprio il punto di partenza “forte” dell'idea. Qui, dopo la necessaria riconversione degli impianti ex Fiat, si potrebbero realizzare autovetture ad energia pulita, occupando anche mille unità lavorative. Ma siccome l’idea è ancora tutta in divenire, la società si è comunque “messa il ferro dietro la porta”, come si suole dire, e sul sito Internet di Sunny car possiamo leggere che «sono state comunque in concomitanza avviate delle ricerche sulla parte orientale del territorio siciliano, adiacente il distretto dell'elettronica catanese, all'individuazione di impianti dismessi e/o aree idonee alla conversione industriale, qualora l'utilizzo dello stabilimento di Termini non fosse consentito». Come dire, se non ci date Termini ce ne andremo da un'altra parte. E buona notte al secchio ed ai sogni di gloria per la città tirrenica. Ma chi è il patron della Sunny car? Agrigentino, bocconiano, un passato in Montedison, ottimi agganci con il governatore Lombardo, Cimkino ha provato più volte a sfondare nell’Isola, ma finora senza successo, costruendo solo debiti. La Ice Cube Impianti, che proprio a Termini Imerese produce ghiaccio alimentare, ha chiuso infatti in perdita il proprio esercizio finanziario per due anni consecutivi (2008 e 2009). E poi ci sono il gruppo alimentare Zappalà e la T-Link, la compagnia di navigazione che collega Termini con Genova e che ha raggiunto lo scorso anno perdite superiori al capitale, costringendo i soci a sostanziose iniezioni di denaro. Ma Cimino non si perde d’animo ed eccolo pronto a tuffarsi in un nuovo progetto imprenditoriale, questa volta nel settore automobilistico. Ci riuscirà?  
Ciccolella. Si tratta di un gruppo leader in Europa nel settore della produzione e commercializzazione di fiori recisi e piante da vaso, prima azienda florovivaistica quotata in borsa nel Vecchio continente, anche se non certo con successo, come vedremo più avanti. Attiva da 40 anni, l’azienda ha attualmente a disposizione circa 100 ettari di serre in Italia e gestisce la distribuzione attraverso proprie aziende situate in Olanda e specializzate proprio nella commercializzazione dei prodotti florovivaistici su tutto il continente europeo. La sede  amministrativa è a San Nicola di Melfi, in Basilicata, mentre le attività produttive sono distribuite tra la Puglia e la Basilicata. Essa occupa attualmente 1800 dipendenti, che seguono tutti i passaggi della filiera (dalla ricerca, alla produzione e commercializzazione di piante e fiori). Il gruppo Ciccolella progetta e realizza qualsiasi tipologia di impianto del settore florovivaistico, affiancando alle serre progetti innovativi nell'energia. Ed a Termini dovrebbe proprio arrivare la produzione di serre fotovoltaiche, investendo di proprio circa 200 milioni di euro, anche se non se la passa proprio benissimo. Nel 2008 il gruppo ha chiuso i propri bilanci con 452 milioni di ricavi, che l’anno dopo sono scesi a 413. Dove essa sta peggio però è in borsa. Dai 7,6 euro del 2007, il titolo è scivolato a 2,39 euro nel 2008 e a 70 centesimi il 15 febbraio, proprio il giorno dell’annuncio della firma sull’accordo di Termini. Se il buon giorno si vede dal mattino…
Med-studios. Arieccola. Ogni volta che la Fiat è in crisi, tutte le volte che si parla di chiusura degli stabilimenti termitani, ecco spuntare l'idea della “Hollywood siciliana”. Teatri di posa per cinema e fiction tv realizzati dalla Einstein Multimedia proprio lì dove fino al 31 dicembre si “stamperanno” automobili. È da tempo che la casa di produzione ci prova ad “accasarsi” in città, ma finora senza grande successo. Dopo il bluff della “città del cinema”, che avrebbe dovuto realizzarsi su un’area artigianale di Buonfornello, “sventato” proprio da Espero nel 2007 e la rinuncia definitiva all’idea, annunciata la scorsa primavera da Gianni Minoli, la Einstein Multimedia si è finora “accontentata” di utilizzare la struttura di contrada Impalastro, di proprietà della provincia di Palermo, già colonia estiva per bambini, girando poi le puntate di “Agrodolce”, fiction siciliana in salsa buonista, per le vie di Termini e dei paesi limitrofi. Ed adesso ecco che ritorna in auge il vecchio progetto, pronto a risorgere dalle ceneri della Fiat, anche se “Agrodolce”, come il Napoleone cantato dal Manzoni, è già finita più volte sulla polvere ed altrettante sull’altare, con la Regione Siciliana sempre pronta a negare o a favorire i finanziamenti pubblici, a seconda di dove tira il vento (o il patron politico) del momento. In questo clima, quale futuro avrebbe la “Hollywood termitana”?
Lima Group. La società si occupa da sessanta anni della produzione di protesi ossee ortopediche, realizzate con materiali innovativi, quali il titanio o la ceramica. Fondata nel 1945, ha sede a Villanova di San Daniele del Friuli, in provincia di Udine e ha tre moderni stabilimenti in Italia (oltre che in Friuli, anche in Emilia Romagna e Sicilia) e dieci filiali estere in Spagna, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Croazia, Giappone. In atto occupa trecento dipendenti. Nulla si sa del suo progetto per Termini Imerese.
New Coop. Si tratta di una società con sede a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, che si occupa di servizi a terzi sin dal 1988. E' specializzata nell'attività di movimentazione delle merci per lo svuotamento ed il riempimento manuale di container, truck e silos. Il suo progetto dovrebbe essere legato all’interporto termitano, coi suoi alti e bassi, i suoi stop e le sue ripartenze.
Biogen Termini Imerese. Poco si sa su questa società che si occupa di impianti di stoccaggio e lavorazione delle biomasse. A Termini Imerese dovrebbe investire 163 milioni di euro, con una ricaduta occupazionale di 70 unità. Altro progetto finora presente solo sulla carta.
Queste le idee e i progetti per il futuro dello stabilimento. Resta adesso da verificare se tutte le aziende selezionate fin qui vorranno andare fino in fondo, quando si incroceranno richieste e disponibilità concrete di incentivi pubblici. Nel caso in cui i cordoni della borsa di papà Stato e di mamma regione dovessero rivelarsi più stretti del previsto, infatti, potrebbe accadere che il numero degli investitori cali o che subentrino altri candidati rimasti per il momento in stand by, oppure che tutto il progetto per il futuro industriale termitano salti. In questo caso il grande rilancio potrebbe nascondere solo un grande bluff.
Le reazioni? Soddisfatto naturalmente il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani. «Da una situazione di crisi ne abbiamo ricavato una straordinaria case history italiana di ristrutturazione aziendale, industriale, che dà anche alla Sicilia la possibilità di raddoppiare l'occupazione». Evviva. Giudizio sospeso invece per i sindacati. Per Roberto Mastrosimone (Fiom Cgil) si tratta di «un salto nel buio. L'unica cosa certa è che la Fiat se ne andrà da Termini Imerese a fine dicembre. Il resto è solo carta». Lo stanziamento di fondi da parte della Regione Sicilia rappresenta, ammette il sindacalista, «un passo in avanti», ma il problema è come queste risorse saranno utilizzate. Critici il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, per il quale la chiusura Termini Imerese «manderà sul lastrico oltre duemila famiglie», ed il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, che invita
Marchionne «per il bene di questa nostra area industriale a non farsi più vedere né sentire».
Ed i termitani? Come hanno preso la firma dell’accordo? Per intanto consolandosi con il carnevale. “Resterete senza Fiat!" è infatti lo slogan scelto per l'edizione 2011. «Abbiamo scelto l’arma dell'ironia, ingrediente principe del carnevale, per accendere i riflettori sulla città e sulla drammatica situazione che sta affrontando», si è affrettato a precisare il sindaco Salvatore Burrafato, di fronte a coloro che hanno storto il naso davanti allo slogan. Sarà, ma per qualcuno non c'è proprio niente da ridere.

Pubblicato su Espero - marzo 2011.




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