Nove anni fa ciao ciao lira


Ci ha lasciato nove anni fa. Sembra ieri quando nel 2002, dopo centoquarant'anni di onorata carriera, è stata spazzata via da un neonato ambizioso: l’euro. Stiamo parlando della lira, la divisa italiana che è stata sostituita dalla moneta unica europea proprio nove anni fa. Ed oggi convivono due generazioni: quelli che sono passati dal portafogli pieno di banconote da mille e diecimila lire, a quello pesante di monete da cinquanta centesimi, uno e due euro e si sono adattati alla nuova moneta e gli euro-nativi, cioè quelli cresciuti con la nuova valuta, che non sanno neanche cos'è la lira. Esagerato? Vediamo cosa scrive oggi il Corriere della sera.

Stefano Caselli, professore alla Bocconi: «Oggi convivono tre generazioni. Quelli cresciuti nell'età della pietra, quelli che si sono adattati e i nativi, cioè nati con l'euro, che non riescono neanche a immaginare un mondo senza e non si pongono il problema di come era prima. Avere una generazione di nativi rafforza la globalizzazione ed è anche un elemento di stabilizzazione: chi è cresciuto con la lira contribuisce a distorcere i prezzi, perché paragona due ere che non sono confrontabili; i più giovani invece allontanano l'inflazione perché questi ragionamenti non li fanno».
Ormai quasi più nessuno, anziani esclusi, ricalcola i prezzi in lire. Può capitare sui taxi: «Un tempo andare da Malpensa a Milano costava 70 mila lire e adesso 85 euro...», e di lì a scalare una serie di considerazioni meste sugli stipendi e il caro vita. Ma sono conversazioni vaghe, come dire che le mezze stagioni non ci sono più e che si stava meglio quando si stava peggio. «Ci siamo abituati all'euro, proprio come si impara a guidare un'auto senza marce o con il volante a destra: dopo un po' nessuno pensa più a come faceva prima - interviene Luigi Campiglio, docente di Politica economica alla Cattolica di Milano -. Per i miei studenti è ancora più semplice, a malapena si ricordano la mancetta in lire che ricevevano dai nonni. Viaggiano di più, in tanti fanno l'Erasmus, e danno per scontata quella che è una grande conquista: potersi spostare senza impedimenti politici e burocratici da un Paese all'altro. Se uno di loro decidesse di andare a lavorare in Francia o in Germania, questa scelta non avrebbe più il sapore dell'immigrazione».
Ci è rimasto il detto: sono senza una lira. «Ma ormai anche i nostri consumatori non si lamentano più della vecchia moneta - è il punto di osservazione di Ivano Daelli, Altroconsumo -. Soltanto all'inizio veniva spontaneo dire: questa cosa costa 300 euro, significa seicentomila lire. Adesso le proteste riguardano gli incrementi in percentuale da un anno all'altro, rigorosamente in euro. Il vantaggio più grande è per i giovani: euro e Internet insieme sono diventati uno strumento formidabile per confrontare prezzi, valutare prodotti e servizi, conoscere. Soltanto una fascia residuale fa ancora fatica e riguarda gli anziani». Magari li consolerà sapere che la lira di cui hanno tanta nostalgia non esisterebbe più. Lo spiega bene lo storico dell'economia Pietro Cafaro. «Un tempo si cantava: se potessi avere mille lire al mese... Rivalutate a oggi equivarrebbero a mille euro. Ma la differenza è sostanziale, perché il potere di acquisto è enormemente diverso».

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