In aumentro i reati tributari

Termini Imerese. I numeri non mentono mai, neanche questa volta. I fascicoli sui reati tributari pendenti nelle procure italiane sono più che raddoppiati nell’arco degli ultimi tre anni. Anche in quella di Termini Imerese. Negli uffici della procura siciliana le pratiche relative a questa delicata materia sono infatti passate dalle nove dell’anno 2008, alle ventiquattro iscritte l’anno dopo (2009), alle 25 pervenute in ufficio nel 2010. Come si vede il “colpo di reni”, il “salto di qualità” nella lotta all’evasione fiscale si è verificato nel 2009, quando alla procura di Termini Imerese sono giunti ben 24 fascicoli, 15 in più rispetto all’anno precedente, quando i PM termitani si sono visti recapitare sui loro tavoli “appena” nove procedimenti tributari. Ma cosa c’è dietro a questo fenomeno dell’aumento dei reati tributari? Sicuramente una pressione più forte sull'evasione fiscale da parte dell’erario ed una maggiore collaborazione tra amministrazione finanziaria e procure italiane, che sta portando all’emersione di fenomeni evasivi sempre più sofisticati, che ricorrono addirittura anche all'utilizzo di società fittizie, pur di nascondere redditi allo Stato. Ma c’è anche da registrare una tendenza all’evasione sempre più marcata da parte di strati sociali più ampi. In pratica, chi può evadere il fisco lo fa tranquillamente ed in maniera spregiudicata, contando poi sul prossimo condono o paracadute fiscale, sempre annunciato dai vari governi nazionali per fare cassa. La materia dei reati tributari è regolata dal decreto legislativo 74 del 2000, che ha introdotto una nuova disciplina punitiva per l’evasione di imposte sui redditi e Iva. Il testo legislativo contiene le sanzioni a carico di evasori e furbetti vari che cercano di evadere il fisco ai danni degli onesti cittadini che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. In particolare, il decreto si sofferma con attenzione sulla presentazione di dichiarazioni fraudolente mediante l’uso di fatture false, sulle dichiarazioni infedeli, cioè non corrispondenti al vero, sull’omessa dichiarazione e sull’emissione di fatture per operazioni fiscali e contabili inesistenti. Le sanzioni applicabili a chi viene “pizzicato” non in regola col fisco variano da un anno e sei mesi fino a sei anni di reclusione. Esaminando adesso più da vicino i numeri forniti dalla procura di Termini Imerese, possiamo notare come nel 2008 sono stati iscritti appena nove procedimenti per reati tributari. Di questi, tre hanno riguardato la presentazione di dichiarazioni fraudolente con l’uso di fatture false, uno la dichiarazione infedele, due l’omessa dichiarazione e tre l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’anno successivo (2009) i fascicoli pervenuti all’ufficio requirente imerese per gli stessi reati sono stati rispettivamente sei, quattro, otto e sei, per un totale di ventiquattro procedimenti penali complessivamente istruiti per violazione del decreto legislativo 74. È l’anno del vero “salto di qualità” in materia di repressione tributaria, compiuto dai PM termitani, che ha visto un incremento di 15 fascicoli, rispetto al periodo precedente. Nel 2010, infine, sono giunti sul tavolo del procuratore della cittadina tirrenica 25 nuovi fascicoli riguardanti reati fiscali, di cui sette per dichiarazione fraudolenta con l’uso di fatture false, otto per dichiarazione infedele, cinque per omessa dichiarazione e tre per emissione di fatture per operazioni inesistenti. A questi procedimenti se ne sono aggiunti altri due per operazioni diverse, che non rientrano nella casistica precedente. Ma quali sono i reati tributari più frequentemente commessi nel territorio di competenza della procura della Repubblica di Termini Imerese? Sicuramente nel 2009 sono stati i fatti di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi o Iva (otto fascicoli iscritti per tale reato), mentre nel 2010 i fascicoli più numerosi (sempre in numero di otto) hanno interessato l’infedele dichiarazione, nel senso che la pressione del fisco ha spinto i contribuenti a presentare comunque un dichiarazione dei redditi o Iva, anche se artefatta in favore del cittadino e ai danni del fisco. Questi i numeri, che dimostrano anche una tendenza dei cittadini a frodare l’erario, sperando di farla franca. Ma per quanto tempo gli evasori possono stare tranquilli? Per quanto tempo il fisco può stare “col fiato sul collo” sui contribuenti infedeli? I reati tributari si prescrivono dopo sette anni e mezzo da quando sono stati commessi, cioè dalla data di presentazione della dichiarazione, per i reati di omessa dichiarazione, o dal momento dell’emissione della fattura o dell’occultamento dei documenti, per i reati di emissione di fatture false e sottrazione o occultamento delle scritture contabili. Sette anni e mezzo perché ai termini ordinari di prescrizione del reato (sei anni), va aggiunto un ulteriore quarto di termine (cioè un anno e mezzo), in presenza di una causa interruttiva (cioè di un verbale di constatazione o di un atto di accertamento della finanza). Apparentemente può sembrare che ci sia tanto tempo, ma non è così. Normalmente infatti il reato tributario che riguarda l’omessa presentazione delle dichiarazioni Iva o dei redditi non viene scoperto prima di due anni da quando è stato commesso, cioè dalla data della presentazione della dichiarazione, a causa della dinamica dei controlli e degli accertamenti tributari. Questo significa dover concludere l'intero procedimento penale (dall’inizio delle indagini del PM, fino al giudizio in cassazione) nei successivi cinque anni e mezzo rimasti. E la cosa non sempre è fattibile. Ecco perché spesso gli evasori si sentono tranquilli e riescono a farla franca. È allora sicuramente vero che l’accertamento dei reati tributari è in aumento in questi ultimi tre anni, ma è pure vero che la loro repressione non sempre appare certa e porta alla vittoria dello Stato.  

Publicato su Espero - aprile 2011.

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