In ricordo di Pio La Torre


Oggi vogliamo qui ricordare il trentesimo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre per mani mafiose. Il deputato ed esponente del Pci è stato ucciso per la sua significativa lotta contro Cosa nostra e, soprattutto, per la sua idea – per l’epoca rivoluzionaria – di colpire al cuore l’organizzazione mafiosa, sequestrandone i ricchi patrimoni (idea poi trasfusa nella legge 646 del 1982, la c.d. “legge Rognoni-La Torre”).   
Pio La Torre era nato alla vigilia di Natale del 1927 a Baida, una frazione del comune di Palermo, in una famiglia di contadini molto povera. Sin da giovane si era impegnato nella lotta a favore dei braccianti, aderendo prima alla Confederterra e poi alla Cgil (di cui divenne segretario regionale della Sicilia) e, infine, al Partito comunista italiano. Nel 1960 entrò nel comitato centrale del Pci e, nel 1962 fu eletto segretario regionale, succedendo a Emanuele Macaluso. Nel 1969 si trasferì a Roma per dirigere prima la direzione della commissione agraria e poi quella meridionale. Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lo fece entrare nella segreteria nazionale del partito. Nel 1972 venne eletto deputato, occupandosi subito di agricoltura. Impegnato anche sul fronte antimafia, propose una legge per introdurre il reato di associazione mafiosa (dopo la sua morte battezza “legge Rognoni-La Torre”) e la confisca dei beni ai mafiosi. Nel 1981 decise di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. Qui fu significativa anche la sua battaglia contro la costruzione della base missilistica NATO a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mediterraneo, raccogliendo pure un milione di firme in calce ad una petizione al governo nazionale. Alle 9.20 del 30 aprile 1982, Pio La Torre, a bordo di una Fiat 132 guidata da Rosario Di Salvo, si apprestava a raggiungere la sede del Pci siciliano, quando l’auto fu bloccata da una moto di grossa cilindrata, dalla quale partirono i proiettili che uccisero i due uomini. All’inizio qualcuno depistò gli inquirenti, parlando di attentato terroristico. Ma dopo nove anni di indagini, nel 1991 i giudici del tribunale di Palermo hanno rinviato a giudizio per il duplice omicidio nove boss mafiosi. Il pentito Leonardo Messina rivelò poi che La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo dei corleonesi, a causa della sua proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi.

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