Fahrenheit 451


Ieri, 6 giugno, all’età di 91 anni è morto Ray Bradbury, uno degli scrittori americani più famosi del Ventesimo secolo. Conosciuto come uno dei più importanti autori di fantascienza di sempre, è famoso soprattutto per il romanzo Fahrenheit 451 (la temperatura alla quale la carta dei libri prende fuoco). Il libro venne pubblicato nel 1953 e nel 1956 in Italia e racconta un futuro in cui tutti i libri saranno bruciati dai governi per addomesticare gli esseri umani. Il romanzo viene considerato uno degli esempi più importanti del filone “distopico” ed uno dei libri da me preferiti (credo l’abbia letto due volte). Al libro è pure intitolata l'omonima trasmissione di Rai Radio 3. Ecco il celeberrimo incipit del romanzo, che inizia proprio con un falò di libri, cosa per me - bibliofilo appassionato - tristissima...

Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l’uomo premette il bottone dell’accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo. egli camminava dentro una folata di lucciole. Voleva soprattutto, come nell’antico scherzo, spingere un’altea su un bastone dentro la fornace, mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall’incendio.

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