Hanno la faccia come il c.


La Camera dei deputati ha eletto due nuovi membri dell’Autorità garante della privacy, infischiandosene delle loro competenze, dei curricula (inviati peraltro all'ultimo momento) ed in ultima analisi della legge. Sul punto mi sembra interessante leggere questo pezzo pubblicato il 6 giugno su Il Fatto quotidiano, a firma di Fulvio Sarzana. Mi sembra illuminante...  

La Camera ha nominato Giovanna Bianchi Clerici e Antonello Soro membri dell’Autorità garante della privacy. La Clerici, consigliere d’amministrazione Rai uscente e candidata dalla Lega e Pdl, ha ottenuto 179 voti, mentre l’ex capogruppo del Pd alla Camera ne ha ottenuti 167.
Spulciando nella legge istitutiva del Garante ci si accorge dei requisiti che devono possedere gli eletti a tali alti incarichi. In particolare l’articolo 153 del decreto legislativo 196 del 2003, con riferimento ai requisiti che devono possedere i nominati dal Parlamento, stabilisce espressamente:
“1. Il Garante opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione.
2. Il Garante è organo collegiale costituito da quattro componenti, eletti due dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato. I componenti sono scelti tra persone che assicurano indipendenza e che sono esperti di riconosciuta competenza delle materie del diritto o dell’informatica, garantendo la presenza di entrambe le qualificazioni.”
Ora, Antonello Soro è laureato in medicina e chirurgia e primario ospedaliero in dermatologia, come appare dal curriculum inviato al presidente Fini dall’onorevole Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera. Per quanto io cerchi di far conciliare idealmente le mie conoscenze di diritto con quelle di dermatologia non riesco a vedere come tale scienza medica sia in grado di formare gli “esperti di riconosciuta competenza delle materie del diritto o dell’informatica, garantendo la presenza di entrambe le qualificazioni“.
Cosi come appare difficile rintracciare i requisiti del diritto e dell’informatica, ma ci si può sbagliare, nello specchiato curriculum della leghista Giovanna Bianchi Clerici che appare laureata in lingue e civiltà orientali ed è giornalista professionista. Leggendo il suo curriculum, inviato diligentemente all’Ufficio di presidenza della Camera dall’onorevole Dozzo della Lega Nord (quando già era praticamente scaduto il termine per il deposito dei curriculum stabilito da Gianfranco Fini tre settimane prima), ci si domanda in effetti quale sia la relazione tra diritto, informatica e privacy in grado di giustificare tale nomina.
Del resto i requisiti per le elezioni alle alte cariche delle Autorità (e non solo) sembrano essere interpretate dal Parlamento secondo criteri che sfuggono alla capacità di comprensione del cittadino comune.
L’avvocato Giuseppe Fortunato, ad esempio, membro del Collegio della Privacy uscente, fu indicato come membro nel 2005 dopo che nel 2002 la Corte di Cassazione l’aveva condannato in via definitiva per violazione della privacy (Cassazione penale, sez. VI, sent. n. 9331 del 8 marzo 2002), come risulta fra l’altro da un’interrogazione presentata nel 2010 dal senatore Elio Lannutti.
Tra le interpretazioni più originali dei requisiti dei candidati alle Authority del recente passato fornite dal Parlamento c’è senz’altro quella che riguarda Giorgio Guazzaloca, già sindaco di Bologna. Era presidente della Federcarni, ovvero l’associazione nazionale dei macellai, quando il 29 dicembre 2004 fu eletto nel collegio dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.
I presidenti di Camera e Senato intesero dare in tal modo attuazione al secondo comma dell’articolo 10 della legge Antitrust del ’90, in base alla quale i commissari “sono scelti tra persone di notoria indipendenza, da individuarsi tra magistrati del Consiglio di Stato, della Corte dei conti o della Corte di cassazione, professori universitari ordinari di materie economiche o giuridiche e personalità provenienti da settori economici dotate di alta e riconosciuta professionalità”.

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