Siete
tra coloro che fanno i salti mortali per organizzare bene la lavatrice, accendere
lo scaldabagno e stirare solo la sera? Probabilmente sì, almeno se fate parte
dei milioni di italiani trasferiti d’ufficio dall’Enel alla tariffa bioraria, convinti
che solo cambiando le vostre abitudini d’uso degli elettrodomestici avreste
potuto risparmiare. Mettetevi però l’anima in pace, perché tutti questi sforzi non
hanno praticamente nessun effetto sulla bolletta, scoprendo che, dopo esserci convinti che la tariffa
bioraria era un modo per risparmiare sulla bolletta, la convenienza è sparita. Il perché è presto
spiegato.
Dalla
seconda metà del 2010 migliaia di famiglie sono state spostate dall’Enel d’ufficio
verso la tariffa bioraria ed hanno dovuto imparare a fare salti mortali per
organizzare il lavoro degli elettrodomestici dopo le sette di sera e nei giorni
festivi, pur di risparmiare sulla bolletta. Dopo che però tutti si erano ormai abituati
a questo cambiamento di abitudini, ecco che arriva la sorpresa: il beneficio è
scomparso. Perché? Se prima, cioè all’inizio dell’avvio della tariffa bioraria,
nelle ore di maggior consumo (cioè dalle 8 alle 19 di tutti i giorni feriali)
l’elettricità costava alla borsa elettrica, dove si riforniscono i distributori
come l’Enel, anche il 30% in più rispetto all’energia consumata nelle ore
serali e festive, ora, con la forte crescita delle energie rinnovabili – solare
ed eolico prime fra tutte - che hanno la precedenza sulle altre fonti di
energia, c’è una maggiore offerta di energia nelle ore diurne, che ha provocato
il crollo del costo della stessa. Tra l’altro queste fonti alternative producono energia a costi marginali
nulli (non serve infatti più combustibile per fornire un kWh in più). Al calare del
sole e dei venti, cioè la sera, invece, ecco che rinasce l’energia prodotta dalle
fonti tradizionali (gas e carbone, tanto per intenderci) che, per rifarsi dei
minori guadagni nelle altre ore, hanno aumentato il costo del’energia prodotta
nelle ore serali. Questo spiegherebbe
in pratica l’abbassamento del prezzo diurno dell’energia, ma non certo l’aumento
del prezzo serale, visto che la domanda serale non è affatto cresciuta in
questi mesi, anzi è calata proprio con l’arrivo della bioraria. O meglio, a
volere essere cattivi, si spiega benissimo: i produttori di elettricità da
fonti tradizionali (gas e carbone), che ci rimettono nella fascia diurna a
causa della concorrenza a costo irrisorio del solare e dell’eolico, cercano di
rifarsi la sera, aumentando il prezzo dell’energia prodotta. Gli impianti
tradizionali, infatti, sono danneggiati dalla concorrenza del fotovoltaico perché,
anche se spenti durante il giorno, devono affrontare comunque alti costi di
produzione, in quanto per produrre energia solo per 2-3 ore al giorno, a causa
dei tempi di accensione e spegnimento, devono comunque restare accesi pure per
9 ore. Tradotto in parole povere, lavorando meno devono comunque rifarsi
con prezzi più alti alla sera. Altre spiegazioni al momento non ce ne sono.
Resta però da vedere se così facendo si violano le leggi della concorrenza.
Ed in attesa
che l’authority competente decida di metterci il naso, i consumatori intanto pagano, perché l’elettricità è diventata più
cara di quello che potrebbe essere se il sistema fosse più efficiente o meno
distorto e pagano soprattutto le famiglie che sono state costrette a “migrare”
verso la tariffa bioraria. In questo contesto la differenza di prezzo tra
l’energia usata nella fascia diurna, la F1, e quella delle fasce F2 ed F3
(serale, notturna e festiva) si è quasi azzerata, assorbendo pure i vantaggi
per i consumatori che usano gli elettrodomestici soprattutto la sera e nei
giorni festivi. Ed il risparmio per le
famiglie alla fine finisce per aggirarsi attorno all’1%, assolutamente
insignificante. Così su un consumo annuo di 2700 kWh, l’utente che
concentra il 70% dei consumi elettrici nelle fasce meno costose, ora risparmia
circa 4,80 euro, cioè solo l’1% rispetto all’utente meno virtuoso, che in fascia
F2 e F3 ha solo il 55% dei consumi. E se anche consumasse 3500 kWh il risparmio
sarebbe solo di 6,40 euro, cioè appena lo 0,91%. In sostanza, il gioco non vale
più la candela. Così le strane anomalie del mercato rendono sempre più
difficile risparmiare con la tariffa bioraria. Che fare allora? Al momento, in
attesa che qualcuno intervenga per correggere le storture, le strade praticabili
appaiono solo due: abbandonare l’idea di spostare tutti i consumi la sera e nei
giorni festivi o ricorrere al mercato libero, dove qualche operatore offre
ancora la tariffa monoraria, cioè sempre uguale tutte le ore del giorno e tutti
i giorni della settimana.
Pubblicato su: Il Mercatino - giugno 2012.
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