Quando il prodotto tipico italiano viene dall’estero

Lo speck a indicazione geografica protetta prodotto con carne proveniente da aziende germaniche, austriache, italiane, olandesi e danesi? Possibile? Sì, visto che un prodotto è Igp (Indicazione geografica protetta) anche se solo parte del suo processo produttivo viene realizzato nella zona geografica tradizionale. Così nel caso dello speck, ad esempio, basta l’affumicamento della carne in Alto Adige, perché il prodotto ottenga l’indicazione geografica tipica. Lo stesso accade per la bresaola Igp della Valtellina, prodotta quasi esclusivamente con carne di zebù, un bovino sudamericano proveniente da Brasile e Uruguay. In questo caso i produttori che fanno? Quando nel 2008 si tentò di imporre che le carni fossero italiane, il consorzio si ribellò, spiegando che  senza la carne brasiliana non potremmo più produrre bresaola per una questione di costi. Anche per l’aceto balsamico di Modena Igp occorre sapere che quello che si compra al supermercato a pochi euro non è il vero aceto balsamico di Modena, anche perché quello vero costa mediamente 400 euro al litro. La differenza sta solo nell’aggettivo “tradizionale” e così il vero aceto balsamico di Modena è un prodotto Dop (Denominazione di origine protetta) e non Igp e deve essere prodotto a Modena o Reggio Emilia, con invecchiatura di almeno 12 anni. Ed ancora: dici mortadella e pensi a Bologna. Ma non sempre è così, visto che il salume può essere prodotto anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Provincia di Trento,Toscana, Marche e Lazio. Il prosciutto di Parma è riconosciuto come uno dei salumi italiani più pregiati, quello che però in pochi sanno è che, secondo il suo disciplinare, la carne utilizzata può essere ottenuta da suini che siano nati, allevati e macellati in una delle seguenti regioni: Emilia-Romagna,Veneto, Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio e Molise. Sarebbe allora più onesto chiamarlo “prosciutto del Centro-Nord Italia”, piuttosto che prosciutto di Parma… 
Ecco allora che non sempre il marchio Igp è sinonimo di provenienza italiana (o locale) dei prodotti. Invece, le etichette dei prodotti Dop, cioè a Denominazione di origine protetta, sono più stringenti e indicano sempre un’area limite in cui l’intera produzione deve essere svolta, anche se in alcuni casi ci sono dei fenomeni poco spiegabili: la mozzarella di bufala campana Dop, ad esempio, può essere prodotta a Foggia, mentre il pecorino romano Dop può essere fatto nel 90% dei casi in Sardegna. Questo non significa mettere in discussione la qualità dei prodotti indicati come tipici di una zona, ma trasparenza vorrebbe che il consumatore conoscesse davvero la provenienza di un prodotto per potere acquistare con consapevolezza. Ed invece…

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