Pagamenti dilazionati in 120 rate a Equitalia? Finora solo una favola del governo

Non è ancora entrata in vigore la normativa, tanto propagandata prima delle vacanze dal governo, che avrebbe permesso di pagare a rate un debito con Equitalia. Quando il 21 giugno scorso è stato approvato il "decreto del fare" (d.l. 69/13, convertito in legge a fine agosto), che dà la possibilità di “spalmare” su 10 anni - e quindi fino ad un massimo di 120 rate - i debiti con Equitalia, in molti hanno tratto un sospiro di sollievo. In realtà, però, la norma è ancora in altro mare, perché manca ancora il decreto attuativo, che il ministero dell’economia avrebbe dovuto emanare entro 30 giorni dalla legge di conversione del decreto, cioè entro il 20 settembre. La data è passata, ma del decreto attuativo non c'è ancora traccia. E così eventuali richieste di rateizzazione presentate in questi giorni sono concesse solo fino a 72 rate, secondo la vecchia normativa.
Comunque, mentre il ministro tace, Equitalia, con una direttiva del 1° luglio, ha dato alcuni chiarimenti in proposito, precisando che il maggiore termine di dilazione troverà applicazione anche per le dilazioni in corso che, una volta emanato il decreto ministeriale, potranno essere ricalcolate secondo la nuova disciplina più favorevole al debitore (cioè in 120 rate).
Quello che resta ancora oscuro, invece, è quale sia la documentazione da esibire per dimostrare la difficoltà incolpevole, legata alla avversa congiuntura economica, come dice la legge per chiedere ed ottenere la rateizzazione lunga del debito. La dilazione in 120 rate, infatti, può essere concessa solo a chi si trova, per motivi diversi dalla propria responsabilità, in una accertata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, quindi si richiedono contemporaneamente due requisiti: l’impossibilità per il contribuente di assolvere il pagamento secondo un piano di rateazione ordinario (cioè fino a 72 rate) e la valutazione della sua solvibilità, in relazione al numero massimo di rate concedibili con le nuove disposizioni. I requisiti dovranno essere dimostrati dal debitore con documenti, che ancora oggi non si sa quali.
Un altro punto critico della nuova disciplina è questo: la dilazione fino a 120 rate riguarda solo i debiti iscritti a ruolo, cioè notificati da Equitalia al debitore con cartella di pagamento. A questo punto bisogna chiarire una cosa. Quando un contribuente omette di versare il dovuto, riceve dall’Agenzia delle entrate una comunicazione (detta "avviso bonario"), con cui gli viene chiesta l’imposta con interessi e sanzioni nella misura del 10% (gli avvisi bonari possono essere rateizzati fino ad un massimo di 6 rate trimestrali, per debiti fino a 5mila euro, o di 20 rate trimestrali per quelli superiori). Se il contribuente non paga, le somme contenute in questo atto sono iscritte a ruolo e da quel momento diventano un credito di Equitalia che, successivamente, procederà con la notifica della cartella di pagamento. E' in questo momento che il conto si fa salato, perché sugli omessi versamenti le sanzioni sono del 30% ed è calcolato anche l’aggio di riscossione pari all’8% in favore di Equitalia.

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