Rent to buy

In tempo di crisi, lo sappiamo, ci si arrangia, anche adottando nuove formule giuridiche per acquistare un immobile. È il caso del rent to buy, una nuova formula per acquistare un immobile. Vediamo di cosa si tratta. Il potenziale acquirente di un immobile, dietro pagamento di un canone periodico al potenziale venditore, ottiene subito la disponibilità del bene, con l’obbligo però (o con la facoltà), trascorso un tempo determinato, di acquistarlo, versando al venditore una somma a saldo del prezzo finale, che però tiene conto di quanto già corrisposto sotto forma di canone. In questo modo il potenziale acquirente ottiene subito la disponibilità dell’immobile, mentre il potenziale venditore riesce a mettere a reddito il bene, essendo pure certo di avere trovato l’acquirente dell’immobile. La molla che spinge a stipulare questo nuovo tipo di accordo è la difficoltà sempre maggiore di vendere un immobile in contanti e di trovare finanziatori per operazioni immobiliari, dato che le banche sono sempre poco restie a concedere mutui, se non dietro “forti” garanzie, che non tutti oggi possono dare.
Sotto il profilo fiscale, il rent to buy, per la presenza di un impegno bilaterale vincolante per le parti, comporta un anticipo degli effetti fiscali, per cui i corrispettivi delle cessioni del bene si considerano conseguiti e le spese di acquisizione dei beni si considerano sostenute all’atto della stipula del contratto. E nel caso in cui il locatore cedente sia un privato, le somme incassate sono fattispecie reddituali diverse: prima rilevano come reddito fondiario (quello derivante dai canoni del contratto di locazione) e poi come reddito diverso (la differenza di prezzo al momento della cessione del bene).

Commenti