Cognome della madre. Condanna per l’Italia

La Corte europea del diritti umani ha condannato l’Italia per aver negato a una famiglia la possibilità di dare alla figlia il cognome della mamma al posto di quello del padre. La sentenza, che sarà definitiva entro tre mesi, chiede al legislatore di adottare tutte quelle riforme necessarie per rimediare alla violazione del principio di parità tra genitori. Tutto è cominciato nel 1999, quando alla nascita della loro bimba i genitori decidono di registrarla con il cognome della donna. Niente da fare però, perché la legge non lo consente e l’ufficiale dello stato civile li blocca. La coppia non si è arresa, iniziando a presentare ricorsi su ricorsi, fino a giungere alla corte di Strasburgo, che ha dato loro ragione, condannando pure l’Italia per avere violato il diritto di non discriminazione tra i coniugi. Anche la possibilità introdotta nel 2000 di aggiungere al nome paterno quello materno, hanno pure detto i magistrati della Corte europea dei diritti umani, non è sufficiente a garantire l’eguaglianza tra i coniugi.
Questo in Italia. Ma cosa succede negli altri paesi? In Francia si può scegliere tra il cognome del papà o quello della mamma, oppure mettere insieme i due cognomi. In Spagna, invece, si usano i due cognomi, mentre in Brasile si possono avere fino a quattro cognomi. Negli Usa c’è ampia libertà di scelta: si può usare il cognome del padre, quello della madre, entrambi, oppure un cognome del tutto nuovo. In Germania tutto dipende dalle nozze e la nuova famiglia potrà scegliere quale cognome usare: quello del marito o quello della moglie ed ai figli si tramanderà il cognome scelto.     

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