La caldaia funziona male? È responsabile il proprietario dell’appartamento

Il proprietario di un immobile è sempre responsabile per la morte dei suoi inquilini a causa del cattivo funzionamento della caldaia. La Corte di cassazione, con la sentenza 1508/2014, ha così condannato una coppia comproprietaria di una casa, nella quale una cucina a gas era stata trasformata in caldaia, le cui esalazioni di monossido di carbonio erano state fatali a due fratelli che in quella casa avevano deciso di andare a vivere. In questo modo i giudici romani hanno ribaltato la decisione del tribunale e della corte d’appello, che avevano invece assolto i comproprietari. Secondo i giudici di merito non si poteva affermare la responsabilità dei proprietari in assenza di un espresso contratto scritto di locazione o di vendita. Ma alla suprema corte, per affermare l’esistenza di una responsabilità a carico dei due proprietari dell’immobile, non è servito provare l’esistenza di un contratto scritto di vendita o locazione, dovendosi in realtà dare peso ad altre circostanze per provare l’esistenza dell’atto. Le vittime, infatti, a cui già erano state date le chiavi di casa, avevano iniziato i lavori di sistemazione dell’immobile ed allacciato pure le utenze a loro nome, comportamenti questi che – per i giudici romani - sono sintomatici dell’esistenza di un legame giuridico tra le parti (un contratto di comodato), in virtù del quale c’era stata un’anticipazione degli effetti della locazione, anche senza la presenza effettiva di un contratto scritto e sottoscritto. Da ciò ne è derivata in capo ai due proprietari dell’immobile una posizione di garanzia della sicurezza del bene che andavano a consegnare e, di conseguenza, la loro responsabilità per la morte dei due inquilini.

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