Avvocati, cambia il rapporto con i clienti

Cambia la società, cambia l’economia e cambia anche il rapporto tra cliente ed avvocato, più moderno, più sensibile alle istanze dei cittadini, più sprovincializzato. È questo il frutto del nuovo codice deontologico appena approvato dal Consiglio nazionale forense e che è destinato a creare una nuova figura di legale più al passo coi tempi. Tante le novità. Innanzi tutto l’avvocato deve sempre informare il cliente sul prevedibile costo del contenzioso e sulla durata ipotizzabile del processo. Poi, se il cliente lo richiede, dovrà anche mettere per iscritto, nero su bianco, tutte queste valutazioni, perché se ne assuma la responsabilità ed il cliente possa valutarle con calma e controllare che vengano rispettate; inoltre, l’avvocato dovrà pure rilasciare al cliente una fattura per ogni pagamento ricevuto. In mancanza di tutto ciò, in caso di non rispetto da parte dell’avvocato di queste regole, il cliente potrà rivolgersi all’ordine professionale di appartenenza del legale, perché venga valutata la correttezza del suo operato e l’ordine potrà applicare eventualmente delle sanzioni che potranno arrivare anche alla sospensione fino ad un anno dalla professione. Sono questi i punti più significativi del nuovo codice deontologico forense. L’obiettivo – come detto - è proprio quello di farne una professione più moderna, più attenta agli interessi del cliente, piuttosto che ai propri. Il cliente così avrà maggiori possibilità di controllo sulle azioni legali prima di iniziarle, decidendo di farlo o meno, valutando costi e benefici, durata e quant’altro sia utile per una serena decisione. Sarà possibile anche mettere a confronto diversi preventivi e scegliere quello più conveniente. Ma nel codice deontologico ci sono anche altre norme che hanno l’obiettivo di qualificare meglio la professione forense, come il divieto dei patti di quota lite, cioè degli accordi tra cliente ed avocato, con i quali il compenso del legale viene determinato sulla base di una percentuale rispetto al risultato ottenuto - e quello di fornire informazioni comparative con altri professionisti o di fornire informazioni ingannevoli o fuorvianti. Importante è anche l’obbligo di indicare al cliente il numero della polizza assicurativa, per meglio tutelarlo. Regole severe sono state anche introdotte per quanto riguarda l’autopromozione online: i siti dei legali non possono contenere link ad altri siti che sfuggano al controllo dell’avvocato, né possono contenere riferimenti commerciali o pubblicitari ed i giovani poi non potranno usare forme aggressive per conquistare nuova clientela. Ancora due novità: una maggior attenzione alle notifiche in proprio, cioè quelle fatte direttamente dall’avvocato senza passare dall’ufficiale giudiziario, ed il dovere di rispettare il calendario del processo stilato dal giudice, senza richiedere rinvii meramente dilatori, con la scusa di moltiplicare le udienze e, quindi, le parcelle ed i rimborsi spese. In questo modo il Consiglio nazionale forense cerca di “mettere in riga” i tanti (o troppi?) avvocati che praticano la professione in modo disinvolto, perché – sembra dire il consiglio – se vuoi fare l’avvocato devi farlo bene, nell’interesse del cliente, ma anche di quello della categoria. E così devi dichiarare tutti i redditi (sono ancora tanti gli avvocati che dichiarano meno di 10mila euro l’anno di reddito), non andare a cercare i clienti al pronto soccorso o sul posto di lavoro, non dare consulenze per strada o al bar, non offrire prestazioni gratuitamente online, guadagnando sulle sponsorizzazioni del sito…

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