L’appetito

Sul supplemento culturale de Il sole 24 ore di domenica 7 febbraio, la rubrica Il breviario, firmata da Gianfranco Ravasi, era dedicata all'appetito, l'appetito delle classi e delle società agiate, contro la fame di quelle più povere ed emarginate, che sono anche le più numerose. Vogliamo qui riproporlo in quanto davvero interessante...

La società è composta di due grandi classi: quelli che hanno più roba da mangiare che appetito, e quelli che hanno appetito più che roba da mangiare.
Netta e indiscutibile la linea di demarcazione tracciata da Nicolas de Chamfort, lo scrittore moralista francese del Settecento nelle sue Massime e pensieri. Sulla tavola del mondo da un lato c’è un gruppo di persone che ha davanti una mole immensa di portate e non ha più appetito, anzi, ha problemi di dieta, mentre dall'altro lato c’è una folla che ha solo qualche residuo ed è costretta a placare l’appetito allungando gli occhi verso il ben di Dio posseduto dagli altri. Aveva ragione anche Brecht quando nel suo Breviario tedesco annotava: «Per chi sta in alto discorrere di mangiare è cosa bassa. Si capisce: loro hanno già mangiato!». La fame è uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse (c. 6) e il suo cavallo nero corre per le lande desertiche e lungo le periferie del nostro pianeta ove i genitori stringono tra le braccia bimbi denutriti. È per questo che noi, seduti al lato imbandito di quella tavola, non possiamo ignorare quei visi smunti e quegli occhioni spalancati sul nostro pranzo abbondante.

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