Il canone Rai nella bolletta elettrica

Come ormai sappiamo, per averlo appreso dalla tivù, dai giornali o da Internet, da quest’anno il canone Rai non viene più pagato a parte, ma verrà inserito all’interno della bolletta elettrica (Enel o di altri gestori) e pagato a rate. Una buona notizia? Dipende. Se appartenete alla schiera di coloro che non hanno mai pagato il canone tivù, adesso sarà più difficile evadere; se, invece, fate parte di quelli che l’hanno sempre pagato, ora sarà più facile farlo ed in più godrete di uno sconto. In ogni caso il canone Rai è un’ennesima imposta odiata dagli italiani, che continua a gravare sulle nostre tasche e la cui presenza non è più giustificata. Nato in epoca fascista (sì, cari lettori, esistono ancora oggi norme e balzelli che risalgono al Ventennio…), il canone radiotelevisivo colpisce chi possiede un apparecchio tivù, per il fatto stesso di averlo, indipendentemente dall’ipotesi che vediate o meno i programmi televisivi o che essi vi piacciano o, ancora, vediate o meno la Rai, piuttosto che la tivù commerciale (Canale 5 e simili, per intenderci). Ma mentre un tempo, quando l’imposta è nata negli anni ‘30, il canone poteva giustificarsi, perché pochi erano gli apparecchi radio (all’epoca non c’era ancora la tivù) ed essi erano lo specchio di uno status economico, oggi non più così, perché una televisione ce l’hanno tutti ed i programmi televisivi puoi vederli comodamente anche al pc in streaming. In ogni caso il canone Rai c’è e va pagato. E poiché l’evasione è tanta e la Rai è una idrovora che succhia soldi pubblici a gogò, la finanziaria 2016 ha stabilito: a) che il canone tivù è ridotto a 100 euro annue, da pagare in rate bimestrali inserite nella bolletta elettrica (ma per la prima rata 2016, i primi sei mesi saranno addebitati tutti insieme nella bolletta luce di luglio); b) che la mera esistenza di un’utenza elettrica ad uso domestico fa presumere la detenzione di un apparecchio ricevente e quindi l’obbligo del pagamento del canone; c) il canone è dovuto una sola volta, in relazione a tutti gli apparecchi presenti nei luoghi adibiti dal contribuente a propria residenza e dimora; d) se i coniugi hanno residenze diverse (e quindi due utenze diverse per la luce), dovranno pagare due canoni in bolletta diversi; e) per non pagare il canone l’utente dovrà presentare ogni anno (per il 2016 entro il 30 aprile se la presentazione è cartaceo; entro il 10 maggio se fatta online) all’agenzia delle entrate una dichiarazione sostitutiva, con la quale afferma – sotto la propria responsabilità - di non possedere alcun apparecchio ricevente. Queste le regole. Ciò non toglie che l’inserimento del canone Rai dentro la bolletta elettrica solleva notevoli dubbi e perplessità. Come sostengono eminenti costituzionalisti, infatti, il canone Rai in bolletta è una trovata giuridicamente sbagliata, perché si mischiano “le pere con le mele”, per dirla in parole povere. Quanto si paga per la fornitura dell’energia elettrica è infatti una tariffa, cioè il corrispettivo pagato per avere in cambio un servizio, come avviene per il biglietto dell’autobus o del treno. Per cui se non uso il servizio (non prendo il treno o l’autobus) non pago nulla. Il canone Rai, invece, non è una tariffa, ma una imposta, come del resto ha dichiarato più volte la Corte costituzionale per salvare i bilanci di “mamma Rai”, perché il canone non è un corrispettivo per un servizio ricevuto in cambio (come invece accade per la luce o il treno) ed è dovuto anche da chi vive in zone non servite dalla Rai. E questa già è un’altra incoerenza. Ancora, se prendiamo per buona l’idea di inserire il canone Rai in bolletta elettrica, da questo momento si rischia di aprire una via molto pericolosa, perché un governo potrebbe trovare giusto raccogliere denaro inserendo nella bolletta elettrica anche il bollo dell’auto o altro. Inoltre, se uno non paga la parte della bolletta della luce relativa al canone Rai, facendo un’autoriduzione della bolletta, che si fa? Gli tagliano la corrente? Infine, se non voglio pagare il canone devo presentare all’agenzia delle entrate una dichiarazione sostitutiva dicendo che non posseggo alcun apparecchio ricevente, dichiarazione fatta sotto responsabilità penale che io non sto dichiarando il falso, per cui se non dichiaro il vero rischio il processo penale e la galera. E questo è irrazionale, se solo paragonato ad altre dichiarazioni fiscali. Se infatti nella mia dichiarazione dei redditi ometto di dire che sono proprietario di un palazzo di 10 piani con 100 appartamenti tutti dati in locazione e quindi sottraggo al fisco una grossa parte di reddito, non subisco alcuna conseguenza penale, mentre per la tivù sì. Quindi, come potete capire, l’idea del canone tivù in bolletta apre maglie larghissime a contenziosi e ricorsi.

Pubblicato su: Il Mercatino - aprile 2016.

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