Riforma della Costituzione. Chi ci capisce qualcosa?

Ormai siamo in dirittura d'arrivo. Manca solo il referendum confermativo ad ottobre e la riforma della Costituzione segnerà per sempre l'addio al bicameralismo perfetto del nostro parlamento, annunciato dal presidente del Consiglio dei ministri come una riforma importante e fondamentale per fare funzionare al meglio il nostro paese. Ma è davvero così? Perché chi ci capisce qualcosa è davvero bravo. Semplificazione e risparmio per i cittadini sono le parole d’ordine che, secondo il governo, caratterizzano la riforma costituzionale da poco approvata in parlamento. Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta, preparandoci ad un voto "intelligente" è consapevole in autunno. 
Nuovo Senato. La novità più importante è che dopo 70 anni viene superato il bicameralismo perfetto, con due camere (il Senato e la Camera dei deputati) che fanno le stesse cose, con duplicazione di lavoro e tempi lunghi per l'approvazione delle leggi. D'ora in poi i senatori non saranno più eletti direttamente dai cittadini. Essi saranno solo 100 e non più 315. Di questi 74 saranno eletti dai consigli regionali e delle provincie autonome di Trento e Bolzano al loro interno, 21 da questi tra i sindaci (uno per ogni regione e provincia autonoma), 5 saranno nominati dal presidente della Repubblica. Le due camere poi avranno competenza legislativa per le materie più importanti e per l'elezione del presidente della Repubblica. Tutte le altre leggi saranno invece approvate solo dalla Camera dei deputati, l'unica  peraltro che può concedere e togliere la fiducia al governo. 
Cnel. Viene abolito il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, che riuniva finora i rappresentanti delle forze produttive e sindacali, ritenuto ormai un inutile carrozzone.
Provincie. Viene abolita la relativa parola nella Costituzione. La Repubblica è adesso costituita solo dai comuni, dalle città metropolitane, dalle regioni e dallo Stato.
Rapporto Stato-regioni. Ritornano al governo centrale alcune funzioni già attribuite alle regioni, come l'energia e le reti di trasporto, ritenute fondamentali per il paese, evitando così i contrasti che si sono avuti in questi ultimi anni tra Stato e regioni. 
Referendum. Oggi per indire un referendum abrogativo di una legge o di parte di essa sono necessarie 500mila firme e per rendere valida la consultazione deve votare la metà più uno degli aventi diritto. La riforma costituzionale stabilisce invece che per i referendum che hanno raccolto 800mila firme basterà un quorum più basso (la metà dei votanti alle ultime politiche). Si introduce poi il referendum propositivo e d’indirizzo. 
Legge popolare. Salgono da 50 mila a 150 mila le firme necessarie per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare.
Come si è visto si tratta di modifiche importanti, la più rilevante delle quali riguarda il Senato, che ormai dovrebbe rappresentare i territori regionali. Essa però offre il fianco a più di una critica. Se sono positive la riduzione del numero dei senatori (da 315 a 100), la differenziazione dei ruoli tra Camera e Sanato e l'abolizione delle indennità per i senatori, perplessità suscita la modalità di scelta di questi ultimi. Essi saranno decisi nei consigli regionali e delle provincie autonome di Trento e Bolzano tra i loro componenti, senza che sia data ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti. In questa maniera si aumenterà il potere dei capi partito che decideranno chi potrà sedere in Senato. Sarebbe allora stato meglio ridurre il numero dei deputati e dei senatori (questi ultimi anche a due per ciascuna regione, come del resto accade in Usa), facendoli eleggere direttamente dai cittadini.

Pubblicato su: Il Mercatino - maggio 2016.

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