L'Ape, ovvero come andare in pensione prima (pagando però di tasca propria)

Segnatevi la data: 1° maggio 2017. Da quel giorno ci si potrà mettere in pensione con soli 63 anni di età ed almeno 20 anni di contributi. Perché? Perché dal 1° maggio sarà possibile accedere all’Ape, l’Anticipo pensionistico previsto dalla riforma alla “riforma Fornero” delle pensioni. Di cosa si tratta? Della possibilità data ai lavoratori di anticipare il giorno della pensione per un massimo di tre anni e sette mesi, rispetto a quanto previsto per legge, pagando però questo vantaggio. L’Ape infatti non è gratis, perché è un prestito che viene concesso al lavoratore interessato ad andare via prima, rispetto all’età stabilita per legge, prestito che si dovrà rimborsare con delle trattenute sulla pensione. Il vantaggio sarà comunque quello di riuscire ad andare in pensione prima, rispetto a quanto previsto dalla “riforma Fornero”.
Condizioni per accedere all’Ape. I lavoratori interessati ad andare via prima devono avere almeno 63 anni di età e avere raggiunto l’anzianità contributiva minima di 20 anni. L’anticipo – come abbiamo detto - copre al massimo tre anni e sette mesi prima rispetto all’età prevista per legge e la pensione, al netto della rata per il rimborso dell’Ape, deve risultare non inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo previsto nell’Assicurazione generale obbligatoria, che per il 2017 è pari a 702,65 euro. Il lavoratore, per potere andare in pensione prima, dovrà chiedere un prestito per pagare allo Stato la differenza contributiva tra il momento in cui si doveva andare in pensione e quello in cui si andrà effettivamente in pensione con l’anticipo, prestito che dovrà essere rimborsato dal lavoratore pensionato in rate mensili. Poiché si tratta di un prestito, per garantirne il rimborso è obbligatorio stipulare anche una polizza assicurativa, per evitare che il lavoratore ammesso all’Ape muoia prima di avere rimborsato interamente il prestito.
La domanda. Per accedere all’Ape il lavoratore deve fare all’Inps la domanda di accedere all’Ape e quella per la pensione. È possibile ripensarci fino a quando il lavoratore non avrà espressamente accettato il prestito. L’Ape è esente da Irpef e sugli interessi del finanziamento e del premio assicurativo sarà riconosciuto comunque un credito di imposta annuo nella misura massima del 50% dell’importo (quindi il lavoratore potrà “scaricare” queste somme dalla dichiarazione dei redditi). Nella domanda il lavoratore dovrà indicare anche l’istituto finanziario che anticiperà il prestito e la compagnia assicurativa che dovrà garantirlo. L’Ape ha una durata minima di sei mesi, per cui se mancano meno di sei mesi alla pensione di vecchiaia, secondo le tabelle della “riforma Fornero”, non sarà possibile chiede l’Anticipo pensionistico. Una volta accettata la domanda dell’Ape, il rimborso del prestito verrà fatto direttamente dall’Inps sulla pensione mensile, come se fosse una cessione di quinto. Se il lavoratore dovesse morire prima che abbia potuto rimborsare integralmente il prestito, i superstiti avranno diritto alla pensione per intero, senza le trattenute per il rimborso dell’Ape, perché in questo caso la differenza verrà pagata dall’assicurazione.
L’Ape sociale. Oltre all’Ape “ordinario”, previsto per i lavoratori “normali”, cioè quelli che vogliono solo andare in pensione prima, è previsto anche un’Ape “sociale”, il cui importo però non può superare i 1.500 euro e riguarda i lavoratori che si trovano disoccupati per cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, o che hanno presentato le dimissioni volontarie per giusta causa, o che hanno effettuato una risoluzione consensuale, o che hanno subito una riduzione della capacità lavorativa con una invalidità civile non inferiore al 74 per cento. In questi casi però i lavoratori devono avere almeno 30 anni di contribuzione (36 anni se si tratta di lavoratori che svolgono da almeno sei anni un lavoro particolarmente difficoltoso e rischioso, indicato in un apposito elenco). Quindi l’Anticipo pensionistico non è certo gratis. È evidente che sarà il lavoratore, in base alle sue esigenze ed aspettative, a valutare la convenienza ad anticipare o meno la pensione rispetto al momento previsto per legge.

Pubblicato su: Il mercatino - marzo 2017.

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