#Padroni

Ieri, su il domenicale de Il sole 24 ore, Gianfranco Ravasi ha scritto un'altra pagina del suo Breviario, che volevo qui riproporre.

Soltanto pochi preferiscono
la libertà. I più non cercano 
che buoni padroni.
Lo storico romano Sallustio per quelli della mia generazione è legato alle versioni dal latino del suo De bello Iugurthino: in quelle pagine il nemico, il re Giugurta della Numidia, appare persino più umano degli antagonisti romani. Lo spirito morale di questo scrittore, che fu anche politico, si riflette anche nella battuta citata. Di scena è l’eterno tema della libertà, tanto proclamato, ma alla fine sempre in gestazione faticosa, se non abortita. L’amara considerazione sallustiana ha il suo più straordinario sviluppo nell’accusa che nell’omonima Leggenda dostoevskiana il Grande Inquisitore scaglia contro un Cristo taciturno. Egli oppone allo spirito evangelico di libertà una sua ferrea convinzione: l’umanità ama le catene, aspira a un vessillo e a un padrone da seguire, detesta una scelta responsabile e faticosa, pronta com’è a intrupparsi scandendo le regole comuni e gli stereotipi dei benpensanti.

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