#Il ridicolo

Sul domenicale di ieri, 4 marzo, de Il sole 24 ore, Gianfranco Ravasi ha pubblicato la sua consueta pagina di Breviario, che volevo offrire alle vostre riflessioni.

Le persone non sono ridicole 
se non quando vogliono parere o essere ciò 
che non sono.
È uno dei Pensieri di Leopardi e tocca con arguzia una componente dello spirito umano, una sorta di parente prossimo della vanità. La ridicolaggine ha la sua punizione in se stessa, perché in realtà genera negli altri risa soffocate, sarcasmi e beffe, senza che il protagonista se n’accorga. Egli, infatti, cieco e sordo, perché pieno della sua immagine e delle sue parole, avanza imperterrito pavoneggiandosi. È solo il bambino, sincero e spontaneo, a proclamare senza riserve che il re, che procede pomposo, è nudo.
Dobbiamo confessare che un po’ tutti nella vita abbiamo avuto il nostro momento di ridicolo, non di rado proprio quando eravamo sulla cresta dell’onda del successo. Infatti un passo oltre il sublime nasconde spesso la caduta nel burlesco. È un po’ quello che dipingeva Trilussa in pochi versi molto noti: «La Lumachella della Vanagloria / ch’era strisciata sopra un obbelisco, / guardò la bava e disse: - Già capisco / che lascerò un’impronta nella Storia».

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