Pagamenti in contanti e pagamenti con carta di credito


Dal 30 giugno sono scattate le sanzioni per commercianti, artigiani e professionisti che rifiutano i pagamenti con carte di credito o Bancomat. La decisione è stata assunta dal Governo per combattere l’evasione fiscale e limitare l’uso del denaro contante, difficilmente tracciabile; del resto però pagare con bonifico, carte di credito o di debito ha i suoi vantaggi: non si gira con rotoli di banconote in tasca, col rischio di rapine, e si ha sempre la prova del pagamento effettuato, necessario quando facciamo valere la garanzia di acquisto del telefonino o del frigo, quando prestiamo del denaro ad un amico o ad un parente, quando paghiamo le utenze di luce, gas e acqua (anzi, se usiamo la domiciliazione bancaria e le società dei servizi prelevano i soldi direttamente dal nostro conto corrente, non è più necessario conservare per due anni i bollettini di pagamento), quando dobbiamo dimostrare al fisco i pagamenti per detrazioni fiscali per lavori fatti in casa o per spese mediche. Ma allora, dal 30 giugno non è più possibile pagare in contanti? Non è così, perché il consumatore può sempre scegliere di pagare con denaro sonante entro il limite di 1.999,99 euro (fino a dicembre 2022. Dal primo gennaio 2023 tale limite scenderà a 999,99 euro) ed anzi in alcuni casi potrebbe essere pure conveniente pagare in contanti. Vediamo quando. Chi trova difficile risparmiare, pagare in contanti potrebbe essere la soluzione per tenere sotto controllo le spese. Infatti, se ho uno stipendio di 1.000 euro so già che non potrò fare più di due prelievi Bancomat da 500 euro ciascuno, anzi dovrò pure lasciare qualcosa nel conto corrente per eventuali imprevisti. Con i pagamenti con carta di credito o Bancomat, invece, non riesco ad avere la percezione immediata e diretta della mia disponibilità economica e delle spese fatte, che potrebbero spingermi a spendere e spandere più del dovuto. Un altro vantaggio dell’uso dei contanti è quello di potere spendere il denaro ricevuto di cui non si può dimostrare la provenienza, come le somme vinte al gioco o quelle ritrovate dentro il cassetto della credenza nella casa dell’anziana zia defunta. Se questo denaro – ovviamente di un certo importo - venisse depositato in banca, l’Agenzia delle entrate potrebbe presumere che si tratti di reddito da tassare, procedendo così ad accertamento fiscale con l’onere da parte del contribuente di dovere fornire la prova – sempre difficile - della provenienza di tali somme. I contanti poi sono sempre il metodo di pagamento più veloce e facile, anche se adesso i pagamenti digitali fatti col telefonino sono ormai diventati più rapidi. Ancora, il pagamento in contanti è pure anonimo e permette di nascondere ai nostri familiari o a terzi alcune spese. I contanti, infine, sono sicuri, perché evitano i rischi di clonazione e furto di password e dati bancari, e non comportano spese di gestione, come invece accade con i soldi depositati in banca. Insomma, dal 30 giugno l’uso del denaro contante non è scomparso del tutto e potrebbe essere una buona soluzione in alcuni casi. Ci sono però dei lati negativi nell’uso del contante. Innanzi tutto il rischio di rapine e furti; poi quello di accertamenti fiscali, non del tutto escluso anche se si paga cash, in quanto l’acquisto in contanti di alcuni beni e servizi è ugualmente soggetto a controlli.  Quando si tiene un tenore di vita troppo elevato rispetto alla propria dichiarazione dei redditi, c’è infatti il rischio che l’Agenzia delle entrate voglia conoscere la provenienza di tutto questo denaro in più. E così comprare una polizza assicurativa, farsi una bella vacanza ai Caraibi o acquistare un prezioso gioiello in contanti possono pure fare scattare un accertamento fiscale, basta solo rilasciare all’agente o al commerciante il proprio codice fiscale per la ricevuta, per i biglietti aerei o per la garanzia ed il “pasticcio” è fatto, perché quell’acquisto andrà a finire dritto filato dentro il cervellone dell’Erario, facendo scattare eventuali controlli fiscali. Ed allora che fare? Evitate di chiedere mutui con una rata troppo alta rispetto al vostro stipendio; non stipulate contratti di assicurazione sulla vita o di altro tipo; non fate troppi viaggi in aereo nello stesso anno, magari verso mete esotiche, se non avete un reddito sufficiente per pagarli. Ma non è tutto. Sappiate pure che anche i risparmi in banca possono essere soggetti a controlli, quando fate solo versamenti e nessuno o pochissimi prelievi, perché il fisco vorrà sapere come fate a mantenervi in vita se non spendete neppure un centesimo.  

Pubblicato su: Il Mercatino - ottobre 2022.

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