Ormai
lo sappiamo in troppi: la Cassazione ha confermato la condanna a 14 mesi di
reclusione per il direttore de il
Giornale Alessandro Sallusti. E sono già cominciate le lacrime di
coccodrillo da ogni dove.
Intendiamoci,
il fatto che in Italia ancora oggi ci sia una legge liberticida, che prevede il
carcere per i giornalisti che “diffamano” con i loro articoli personaggi di
solito “illustri” e per questo intoccabili (il sillogismo non è sempre così
automatico, ma spesso funziona in questi termini), è sicuramente aberrante; ma quello
che si sta sollevando attorno al giornalista è uno sconcertante polverone
mediatico. Infatti, nel tentativo di farne la vittima sacrificale, si è pure
travisata la verità. Vediamo perché.
1.
Non
è vero che per Sallusti si apriranno automaticamente le porte del carcere. Per
una condanna così bassa – sotto i tre anni di reclusione – ci sono infatti misure
alternative al carcere (detenzione domiciliare, affidamento in prova ai servizi
sociali…). Ma il nostro uomo ha detto che non accetterà alcunché, preferendo il
carcere. Se lo vuole lui…
2.
È
vero che i contenuti dell’articolo “incriminato” ed al centro della querelle
sono diffamatori, come ha ricordato in una nota la stessa Cassazione, per la
quale la notizia pubblicata dal quotidiano diretto da Sallusti era falsa (la
giovane non era stata affatto costretta ad abortire e l'intervento del giudice
si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava
il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il
genitore e non aveva inteso comunicare a quest'ultimo la decisione presa).
3.
Di
conseguenza il reato attribuito a Sallusti non è proprio di opinione, perché la
notizia pubblicata da quotidiano Libero,
all’epoca da lui diretto, è palesemente non vera.
4.
C’è
una vergognosa difesa pelosa della posizione di Sallusti ed un conseguente ennesimo
attacco a testa bassa a quei “comunisti” di giudici da parte di tutto l’arco
parlamentare, che dimentica il proprio compito (fare le leggi, cancellando una normativa
chiaramente liberticida), che finora non ha esercitato.
5.
È
sconcertante vedere come Berlusconi difende a spada tratta il suo dipendente, criticando
la legge “ammazza opinione”, dimenticando che proprio lui l’ha utilizzata a
piene mani contro Travaglio, Santoro & c.
Conclusione.
Come sempre si utilizzano tutti i mezzi – anche i più ipocriti e beceri – per attaccare
impunemente la magistratura e difendere i propri sodali, travisando il vero,
pur di difendere la casta. Se davvero si vuole essere liberali – come sbandierano
a destra e manca Berlusconi, Cicchitto, Gasparri e compagnia cantando – perché non
si cambia subito, ora la legge liberticida che punisce i giornalisti per il
solo fatto di avere espresso una legittima opinione, ricordando però sempre che
scrivere il falso è e riamane un reato e non una libera espressione di idee.
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