Su La Lettura, il settimanale culturale
del Corriere della sera, di domenica
26 agosto, è stato pubblicato un articolo a firma di Diego De Silva che elogia
la “economicità” della monogamia, di contro alla dispendiosità di avere un
amante. Il nostro autore, in pratica, si diletta a illustrare quanto sia
economico, comodo e perché no? più trendy essere monogamici e fedeli alla
propria compagna o fidanzata o moglie/al proprio marito o fidanzato o compagno,
piuttosto che fare le “farfalle”, volando da un fiore ad un altro. Ecco a voi
il divertente articolo.
Non ho letto Cinquanta
sfumature di grigio. Fino a pochi giorni fa, neanche sapevo di cosa
parlasse. Ora che lo so, avendolo un po’ sleggiucchiato (il verbo
«sleggiucchiare» — che personalmente trovo fantastico — è del mio amico Ugo
Cornia: lo usa nel suo ultimo libro, Il professionale; a proposito, se
non conoscete Ugo ve ne consiglio l’opera omnia), credo di spiegarmi perché
Bret Easton Ellis lo cita così spesso sulla sua pagina Twitter.
Non che prenda per oro colato tutto
quello che scrive Easton Ellis (specie in rete); anzi, so bene che uno dei suoi
hobby preferiti è quello di dire cose che non pensa (in fondo, la sua
letteratura non è che la versione formale di questo paradosso); e tuttavia, il
fatto che uno dei temi trainanti del libro della James sia quello del Bdsm
(diciamo, un franchising linguistico in cui s’iscrive un insieme di pratiche
sessuali basate sulla sottomissione), mi fa pensare che l’interesse dell’autore
di American Psycho per questo romanzo possa essere sincero; dal
momento che quello della dominazione sessuale come massima espressione
simbolica dell’affermazione di una classe sull’altra e di capitalizzazione del
potere è un tema che attraversa l’opera ellisiana dai tempi di Meno di zero.
Il successo planetario di Cinquanta
sfumature di grigio (che, sfumando anche sul nero e sul rosso, ha finora
venduto 31 milioni di copie in tutto il mondo) ha rilanciato il sesso come
genere, ancora oggi in grado di produrre fatturati invidiabili. Di qui il
dibattere su quanto il pubblico contemporaneo, tecnologico e scafato come mai
prima, debba essere ancora sessualmente represso per correre così numeroso al
consumo di letteratura erotica, passandosi la parola con tanto entusiasmo; e quanto,
soprattutto, la perversione rientri fra le principali aspirazioni sessuali
della gente.
Prima domanda: se c’è (perché c’è)
una così massiccia domanda di pornografia, com’è che tanti preferiscono
comprare un romanzo piuttosto che un dvd, una rivista (o, molto più
semplicemente, approvvigionarsi in rete, nella comoda intimità di casa
propria), per soddisfarla?
Prima risposta: perché
l’oggetto-libro, digitale o cartaceo che sia, ha in sé una capacità di
legittimazione e di dissimulazione che nessun altro supporto è in grado di
offrire. Compro pornografia, ma compro pur sempre un libro: la domanda di
pornografia diventa, anche merceologicamente, altra cosa. Posso esibirla,
uscirci, consumarla sotto l’ombrellone o in metropolitana mentre vado in
ufficio, non nasconderla agli occhi dei miei familiari quando torno a casa,
infiocchettarci dei discorsi intorno, contribuire alla sua diffusione, parlarne
e passare parola. Nell’immaginario collettivo, insomma, il libro continua a
conservare una nobiltà che nessuna crisi economica e culturale, e nemmeno
nessun progresso tecnologico, è ancora riuscito a scalfire. Si legge poco, ma
capita che si legga tanto (o si comprino molti libri) per fare altro.
Il secondo tema offerto dal
successo di Cinquanta sfumature ha a che fare con il successo della
promiscuità sessuale in sé.
Come sempre capita quando una
storia sessuale ambigua — che lavora sulla labilità del confine tra violazione
e consenso, piacere e disgusto, identità e plagio — ottiene un riscontro così
inaspettato (un po’ come accadde nel secolo scorso a 9 settimane e ½,
che pure raccontava il coinvolgimento progressivo di un amante nelle pratiche
sessuali dell’altro), viene da domandarsi se, a fronte di un così prepotente
interesse per la promiscuità e la perversione, la vera trasgressione moderna
non consista nell’essere fedeli al proprio partner.
Secondo questa opinione (in fondo,
un’apologia della minoranza), il sesso (se non proprio l’amore) monogamico,
costituendo un’eccezione alla regola, rappresenterebbe la vera scelta
antagonista, e proprio per questo la più cool. In un mondo abitato da
scalmanati che si scambiano tra loro come figurine e si agghindano come
gladiatori da circo per accoppiarsi, darsi in esclusiva a qualcuno, magari
addirittura in camera da letto, sì che sarebbe un gesto di distinzione.
Il fatto, però — diciamocelo — è
che l’elemento che, al di là d’ogni morale, distingue la fedeltà dalla
promiscuità, è il costo zero, che soltanto una delle due (indovinate quale)
prevede. Per caso conoscete promiscui squattrinati? Vi sembra possibile uscire
la sera e rimorchiare amanti (specie se intendete farci delle robe un po’
strane) senza disporre del denaro sufficiente a entrare in un locale
frequentato (e prima ancora, vestirvi adeguatamente), conoscere, offrire da
bere e da mangiare, scarrozzare la conquista per la città (altri locali, altri
intrattenimenti, altri soldi), affittare una stanza d’albergo ad almeno quattro
stelle oppure, se ricevete a casa, far accomodare la vostra partner in un
appartamento abbastanza appariscente da intimidirla e tirarla nel vostro gioco?
Christian Grey, il protagonista di Cinquanta sfumature, è
l’amministratore delegato di una multinazionale, mica l’impiegato di un
call-center.
Al contrario della promiscuità, la
fedeltà è una pratica onlus. È un posto fisso in contrapposizione al precariato
della promiscuità. E il paradosso è che per essere sessualmente promiscui (cioè
precari) bisogna permetterselo. Invece, se vuoi un posto sessuale fisso, puoi
trovarlo anche se guadagni pochissimo o sei addirittura povero.
Da questo punto di vista, quindi, è
vero che la fedeltà è trasgressiva: ma lo è perché rappresenta uno dei pochi
baluardi di gratuità in un mondo dominato dalla finanza; non perché, in quanto
scelta minoritaria, costituisca una perversione in sé o sia sessualmente
preferibile alla promiscuità.
Last but not least, è
tipico della fedeltà aspirare a una società chiusa. Se venisse il terremoto e
gli crollassero i palazzi intorno, gli innamorati fedeli continuerebbero ad
amarsi, perché non c’è assolutamente nulla che possa distoglierli
dall’occuparsi l’uno dell’altro in via esclusiva.
Ecco l’altro aspetto potentemente
trasgressivo della fedeltà. La società sospetta degli amanti fedeli (ma li
vedete i passanti per strada come guardano storto gli innamorati?) perché li
sente indifferenti, autosufficienti, insensibili alle esigenze collettive,
oltre che in grado di finanziarsi con pochissimo. I promiscui, invece, hanno
bisogno degli altri, si pongono il problema di una collettività che funzioni
per trovarci partner disponibili, spendono bei soldoni per rimorchiare, dunque
fanno circolare denaro e nutrono l’economia.
Vi pare una differenza da poco?
Diego
De Silva
Commenti
PS. il libro non l'ho letto e mi fa assai poca voglia di leggerlo, da quello che ho sentito in giro. Da un punto di vista strettamente letterario, è valido o si tratta solamente di un "caso"?