Come fare valere i propri diritti “calpestati” da banche, poste, assicurazioni o altri intermediari finanziari, che raccolgono il nostro denaro per investirlo e magari ci trattano pure male? Vediamolo da vicino.
Se non si vuole ricorrere direttamente al giudice, innestando una controversia lunga, costosa e defatigante, dall’esito incerto, magari per poche decine di euro, banche, poste, assicurazioni & c. hanno dato vita da alcuni anni ad alcune procedure di conciliazione con la clientela, facili da attivare e gestire, ma che è sempre meglio conoscere nel dettaglio per tutelare i nostri diritti.
Per prima cosa occorre presentare un reclamo scritto (raccomandata con ricevuta di ritorno o email certificata) direttamente alla banca, alle poste o alla compagnia di assicurazione, raccontando i fatti, lamentando in pratica un comportamento, un’omissione o, in generale, l’operato anomalo della banca (o dell’intermediario) e chiedendo un intervento risolutore. Presentato il reclamo, la banca (o l’intermediario in genere) deve rispondere, sempre per iscritto, entro 30 giorni. Per avere un’idea di come preparare il reclamo e a chi indirizzarlo, se non si vuole ricorrere al fai da te o ad un avvocato, di solito i siti web delle banche, delle poste o delle assicurazioni hanno un’apposita sezione reclami, ricorsi o conciliazione, dove trovare un po’ di aiuto.
E se la banca (o l’intermediario) non risponde entro 30 giorni? Il cliente ha una serie di possibilità. Può ricorrere all’arbitro bancario-finanziario (Abf), che decide sulle liti tra clienti e banche a costi davvero minimi (20 euro). Le sue decisioni non sono vincolanti, ma le banche le rispettano perché l’inadempienza è resa pubblica ed alle banche non fa certo piacere una pubblicità negativa. Sappiatelo sempre.
In alternativa all’Abf c’è il ricorso alla camera di conciliazione Consob, che riguarda però solo i reclami sui servizi di investimento.
Se, invece, è la compagnia assicurativa a non avere risposto entro 45 giorni dal reclamo scritto o ha fornito risposte ritenute non soddisfacenti, si può inviare un reclamo all’Ivass (già Isvap), l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni.
Per i problemi relativi ai fondi pensione, se l’intermediario finanziario che gestisce il fondo non risponde entro 45 giorni dal ricevimento del reclamo o la risposta fornita non è ritenuta soddisfacente, ci si può rivolgere alla Covip, che vigila sui fondi pensione.
Se queste strade non portano ad alcuna soluzione, il cliente ha sempre un’ultima chance: ricorrere al giudice. In questo caso le sue sentenze dovranno essere rispettate da banche & c., ma – come sappiamo - i tempi per ottenerle sono piuttosto lunghi ed i costi maggiori.
Comunque, al di là delle procedure per tutelare i nostri diritti, lamentele e lagnanze della clientela sono utili a banche, assicurazioni, poste e intermediari finanziari in genere, per individuare criticità nelle procedure o in normative non rispettate e, quindi, per paradosso, diventano utili anche per la banca o per l’intermediario, perché permettono di “correggere gli errori”. Al di là, ovviamente, dei clienti che, pur essendo in torto, “ci provano”. Così il reclamo serve, anche alle banche.
Se non si vuole ricorrere direttamente al giudice, innestando una controversia lunga, costosa e defatigante, dall’esito incerto, magari per poche decine di euro, banche, poste, assicurazioni & c. hanno dato vita da alcuni anni ad alcune procedure di conciliazione con la clientela, facili da attivare e gestire, ma che è sempre meglio conoscere nel dettaglio per tutelare i nostri diritti.
Per prima cosa occorre presentare un reclamo scritto (raccomandata con ricevuta di ritorno o email certificata) direttamente alla banca, alle poste o alla compagnia di assicurazione, raccontando i fatti, lamentando in pratica un comportamento, un’omissione o, in generale, l’operato anomalo della banca (o dell’intermediario) e chiedendo un intervento risolutore. Presentato il reclamo, la banca (o l’intermediario in genere) deve rispondere, sempre per iscritto, entro 30 giorni. Per avere un’idea di come preparare il reclamo e a chi indirizzarlo, se non si vuole ricorrere al fai da te o ad un avvocato, di solito i siti web delle banche, delle poste o delle assicurazioni hanno un’apposita sezione reclami, ricorsi o conciliazione, dove trovare un po’ di aiuto.
E se la banca (o l’intermediario) non risponde entro 30 giorni? Il cliente ha una serie di possibilità. Può ricorrere all’arbitro bancario-finanziario (Abf), che decide sulle liti tra clienti e banche a costi davvero minimi (20 euro). Le sue decisioni non sono vincolanti, ma le banche le rispettano perché l’inadempienza è resa pubblica ed alle banche non fa certo piacere una pubblicità negativa. Sappiatelo sempre.
In alternativa all’Abf c’è il ricorso alla camera di conciliazione Consob, che riguarda però solo i reclami sui servizi di investimento.
Se, invece, è la compagnia assicurativa a non avere risposto entro 45 giorni dal reclamo scritto o ha fornito risposte ritenute non soddisfacenti, si può inviare un reclamo all’Ivass (già Isvap), l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni.
Per i problemi relativi ai fondi pensione, se l’intermediario finanziario che gestisce il fondo non risponde entro 45 giorni dal ricevimento del reclamo o la risposta fornita non è ritenuta soddisfacente, ci si può rivolgere alla Covip, che vigila sui fondi pensione.
Se queste strade non portano ad alcuna soluzione, il cliente ha sempre un’ultima chance: ricorrere al giudice. In questo caso le sue sentenze dovranno essere rispettate da banche & c., ma – come sappiamo - i tempi per ottenerle sono piuttosto lunghi ed i costi maggiori.
Comunque, al di là delle procedure per tutelare i nostri diritti, lamentele e lagnanze della clientela sono utili a banche, assicurazioni, poste e intermediari finanziari in genere, per individuare criticità nelle procedure o in normative non rispettate e, quindi, per paradosso, diventano utili anche per la banca o per l’intermediario, perché permettono di “correggere gli errori”. Al di là, ovviamente, dei clienti che, pur essendo in torto, “ci provano”. Così il reclamo serve, anche alle banche.
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